PAZIENTE CON ERNIA LOMBARE |
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Paziente di a. 32, maschio, di professione operaio
presso uno stabilimento industriale, addetto ad una postazione di
catena di montaggio di pezzi di automobile, viene alla nostra
osservazione nel marzo 2003.
L’anamnesi remota non presenta patologie degne di nota, se non le
comuni malattie esantematiche in età pediatrica.
Anamnesi familiare negativa. Nessun intervento chirurgico né traumi
degni di nota.
Utilizza scarpe antinfortunistiche da 5 anni. Lamenta da diversi anni,
circa 10, episodi di lombalgia. Inizialmente tale sintomatologia era
esclusivamente episodica, circa 2 volte all’anno, solo nel cambio di
stagione, senza blocco articolare. |
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Il paziente descrive questi episodi
di scarsa rilevanza sintomatologica, ma con una presenza di aumentata
contrattura muscolare in sede lombare. 6 anni fa, nel 1997, all’età di
27 anni, il primo episodio di blocco articolare lombare, occorso
durante uno sforzo. Il paziente rimane allettato per circa una
settimana, pratica le comuni terapie farmacologiche e, nel giro di 15
giorni, riprende le sue abituali mansioni. Segue un ciclo di
rieducazione motoria, consigliata da uno specialista ortopedico, in
quanto presentava già una verticalizzazione del tratto lombare del
rachide.
Per circa 1 anno, non lamenta più episodi acuti di lombalgia, pur
essendo sempre presente, però, una certa rigidità mattutina.
Nell’anno successivo, 1999, descrive 3 episodi di blocco articolare in
sede lombare, uno da sforzo, e gli altri due senza alcuna causa
apparente. Questi 3 episodi vengono superati completamente con il
riposo e la terapia farmacologica. Dopo l’ultimo episodio, durato per
più tempo rispetto agli altri due, il paziente esegue un ciclo di
manipolazioni vertebrali per “ rendere più elastica la colonna”.
Frattanto si aggiunge un fastidioso dolore al tallone di dx., che si
accentua con la stazione eretta e con il contatto con superfici
rigide. Tale sintomatologia viene trattata prima con antiinfiammatori
ed antidolorifici per via sistemica, non ottenendo alcuna regressione,
poi per via mesoterapica, ottenendo la risoluzione quasi completa dopo
un ciclo di 15 applicazioni.
Gli viene consigliato di utilizzare delle talloniere morbide in
silicone nelle scarpe antiinfortunistiche, consiglio che il pz. segue
prontamente.
Verso la metà del 2000 il pz. comincia a lamentare episodi di
sbandamento, specie nei movimenti bruschi del capo. Gli accertamenti
ematochimici e cardiovascolari non evidenziano alcuna alterazione,
così come un controllo specialistico ORL. Tale sintomatologia viene
etichettata come “sindrome menieriforme” e trattata farmacologicamente.
Nel luglio 2001, durante un periodo di vacanza a mare, il paziente
lamenta un fortissimo episodio di blocco articolare lombare, con segni
evidenti di interessamento radicolare. Rimane allettato per 3 mesi,
residuando una fastidiosa ed intensa sciatalgia sn. |
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Il 2 novembre 2001 esegue un esame T.C.
che evidenzia:
“normale il volume dello speco vertebrale, normali i forami di
coniugazione, a livello L3-L4 ernia discale postero-laterale destra, a
livello L4-L5 voluminosa ernia discale postero-laterale sinistra”.
(fig.1)
Il 30 novembre, sempre del 2001, pratica Rx del Rachide che evidenzia
: “ inversione della fisiologica lordosi cervicale, spazi
intersomatici conservati in ampiezza nel tratto dorsale, con assenza
di alterazioni ossee morfostrutturali, spazi interomatici conservati
in ampiezza ed assenza di alterazioni ossee morfostrutturali anche nel
tratto lombo-sacrale”. (FIG. 2) Dato il persistere della
sintomatologia lombalgica, anche se attenuata, e, soprattutto, del
risentimento sciatalgico, il paziente inizia sia un trattamento di
agopuntura, sia si sottopone a visita neurochirurgica. Il
neurochirurgo predispone per un esame di R.M. che viene praticato il 7
dicembre 2001, da cui risulta : “a livello L3-L4 si apprezza la
presenza di una piccola focalità erniaria discale che si sviluppa
posteriormente, in sede paramediana destra determinando una minima
compressione sul profilo durale anteriore.All’altezza dello spazio
intervertebrale L4-L5 si reperta un’ernia discale espulsa
posteriormente in sede mediana e paramediana sinistra con compressione
della radice L5 omolaterale, con alterazione del segnale del
corrispondente disco intersomatico in rapporto ad iniziali fenomeni
degenerativi. |

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Fig 1 |
Fig. 2 |
Concomita, sempre a questo livello,
minima riduzione del diametro antero-posteriore del canale vertebrale.
Non immagini patologiche allo spazio L5-S1. Verticalizzazione della
lordosi lombare”. (fig. 3 con referto) |
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Fig. 3
con referto
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Lasegue fortemente positiva a sn. a 30° |
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Alla luce di tale referto, gli viene proposto
l’intervento chirurgico per risolvere immediatamente la evidente
compressione della radice L5 ed evitare complicanze degenerative
periferiche.
Il paziente accetta il consiglio di sottoporsi ad intervento chirurgico,
ma, per l’appressarsi delle festività del Natale, decide di ricoverarsi
dopo il 20 di gennaio 2002. Frattanto continua a praticare diverse sedute
di agopuntura, ottenendo, proprio intorno alla metà di gennaio 2002, la
risoluzione pressoché completa della sintomatologia. Decide allora di
rimandare ulteriormente l’intervento chirurgico a data da destinarsi.
Il recuperato stato di benessere dura fino al 5 settembre 2002, data in
cui ricompare un episodio acuto di lombosciatalgia sn. Di nuovo riposo,
trattamento farmacologico anche con cortisonici. Rimane a letto per 3
settimane. Nel gennaio 2003 presenta ancora contrattura dei paravertebrali
e ridotta mobilità del tratto lombare anche a letto, con difficoltà a
muoversi anche da sdraiato. |
Pratica di nuovo R.M. del tratto lombare, che evidenzia una situazione
identica a quella descritta dall’esame del 7 dicembre 2001. Si sottopone
allora a ossigeno-ozonoterapia. Gli vengono praticate 6 sedute di terapia,
ottenendo solo una pallida diminuzione della sintomatologia. Nel frattempo
si sono ripresentati, in forma più grave, gli sbandamenti.
Il 4 marzo 2003 entra nel nostro ambulatorio.
Appare molto sofferente, si muove con grande circospezione ed ha uno
sguardo estremamente allarmato, lamenta lombosciatalgia sn., con
parestesie alla gamba sn.
Presenta piattismo dei piedi di II grado (FIG: 4), più marcato a dx. e con
ipercarico calcaneare a sn.; respiro orale e deglutizione atipica. |
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VAS = 8.
Mc Gill = il dolore viene descritto
1) che picchia di intensità forte
4) tagliente come una lametta di intensità forte
8) che dà sofferenza di intensità forte
14) allarmante di intensità forte.
Roland and Morris = 18
ROM articolare = limitato e doloroso in tutti i movimenti.
Lasegue fortemente positiva a sn. a 30°. |
Fig. 4
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All’esame formetric si rileva una
inclinazione del bacino di 6,9 mm. con lato sn più alto, torsione del
sacro, sul suo asse verticale, verso sn. di 3,6° , rotazione anteriore del
cingolo scapolare e notevolmente ridotta la lordosi lombare, 20,9°.(fig.
5) |
Accetta volentieri il trattamento con i plantari “Attivo
Ks Medical”, attivati in tutte le sacche, dicendo di voler provare anche
questa terapia prima di decidere di sottoporsi ad intervento chirurgico.
Non lamentando fortissimi dolori alla deambulazione, promette di seguire
il consiglio di fare ogni 2 ore circa 20-30m’ di passeggiata, magari in
casa. Viene informato della necessità di correggere sia il respiro orale
che la deglutizione atipica.
Al primo controllo il 1 aprile 2003, riferisce un lieve miglioramento dei
sintomi;
VAS = 4
Mc Gill = l’intensità del dolore è moderato, pur conservando le stesse
caratteristiche;
Roland and Morris = 10
ROM articolare = limitato ma meno doloroso;
Lasegue positiva a sn. ma a 70°.
L’esame formatric evidenzia una asimmetria del bacino di 2,8 mm con lato
più alto a sn.; torsione verso sn del sacro di 1,4°; un angolo lordotico
lombare medio di 22,9°. (fig. 6) |
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Molto attenuati gli episodi di sbandamento,
sia come frequenza che come intensità. Il paziente appare molto più
rilassato e tranquillo, si dice fiducioso di poter tornare ad un tenore di
vita perfettamente normale.
Pressocchè invariato il podogramma.
Si procede alla riattivazione dei plantari, portando lo spessore delle
sacche a 8mm, si invita il paziente ad intensificare l’utilizzo del
plantare, portando la passeggiata ad almeno 1 ora di seguito per due volte
al dì.
Al secondo controllo, il 18 giugno 2003, a tre mesi e mezzo dall’inizio
del trattamento con la stimolazione plantare, il paziente riferisce di
essere completamente asintomatico già da un mese. Non solo la lombalgia è
completamente regredita, e con essa la rigidità del rachide, ma anche la
sciatalgia e le parestesie della gamba sn.
VAS = 1
Mc Gill = 0
Roland and Morris = 0
ROM articolare modicamente limitato, specie in flessione, ma non doloroso
Lasegue negativa
L’esame formetric mostra assenza di asimmetria del bacino ed una riduzione
della rotazione anteriore del cingolo scapolare; angolo lordotico lombare
medio di 23°. (fig. 7) |
I sensi di sbandamento sono un lontano ricordo, ed il paziente si
dedica con passione ai preperativi per il suo prossimo matrimonio.
Il podogramma mostra una riduzione del piattismo dei piedi.
Il paziente non torna a controllo fino a maggio 2004, data in cui mi
sottopone anche il nuovo esame di R.M. del tratto lombare. (FIG. 8 con
referto), da cui si evince che in sede lombare è presente una piccola
protrusione discale nello spazio L3-L4, ed una piccola ernia paramediana
nello spazio L4-L5. Il paziente è rimasto asintomatico per tutto il
periodo, ha continuato ad utilizzare i plantari per tutta la giornata,
anche nelle scarpe antinfortunistiche, mantenendo l’abitudine a praticare
le due ore di passeggiata nella giornata. L’esame clinico risulta
completamente negativo, con ROM articolare normale, ed esame formetric che
evidenzia un angolo medio di lordosi lombare di 27°. Provvediamo alla
sostituzione dei plantari, oramai usurati, e diamo l’appuntamento al
paziente a distanza di un anno. Il paziente ritorna solo il 5 aprile 2006
in quanto, essendo stato asintomatico per tutto il tempo, si è ricordato
dell’appuntamento solo quando i plantari si sono rovinati. Prima di
venire, sua sponte, ha praticato una nuova R.M. del tratto lombare IN DATA
14 MARZO 2006. (FIG. 9) |
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Fig. 7
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Fig. 8 con
referto
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Fig. 9 |
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Da questo ultimo esame praticato si evince
sia una riduzione notevole della grandezza dell’ernia in posizione L4-L5,
che inizialmente comprimeva il sacco midollare, ma anche una maggiore
lordizzazione del tratto sacro-lombare del rachide.
Ovviamente l’esame clinico è stato completamente negativo, e l’esame
formetric ha mostrato una perfetta simmetria del rachide, del cingolo
scapolare e pelvico, con angolo lordotico lombare medio di 32°. (FIG. 10) |
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Fig.
10 |
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CONCLUSIONI
Ho voluto esporre estesamente questo caso clinico, pur essendo uno dei
tanti simili che arrivano alla nostra osservazione ambulatoriale, per
diversi motivi :
+ la giovane età del paziente, che ha partecipato, ovviamente, con grande
emotività ai suoi problemi di salute, sentendosi un relitto senza più
nemmeno la speranza di una vita normale;
+ la frequenza della sintomatologia e della situazione clinica descritta,
che spesso porta i pazienti a percorrere strade terapeutiche diverse, e
spesso senza risultati validi, spesso non validi per lungo tempo;
evidenziare come sintomi che in apparenza sembrano slacciati tra di loro,
possono avere una interpretazione ed un inquadramento unico, e soprattutto
una terapia unica; mettere a disposizione dei colleghi un riferimento di
trattamento terapeutico innovativo o ancora considerato non convenzionale,
applicando nella pratica clinica ambulatoriale la valutazione del paziente
seguendo i canoni dettati dalla società internazionale di fisiatria o
ortopedia, e valutando il successo terapeutico attraverso questi stessi
canoni. |
EFFETTO DELLA TERAPIA CON
PLANTARI "ATTIVO KS MEDICAL" AD AZIONE NEURO-BIO-MECCANICO |