POSTURA 1:

BASI DI NEUROFISIOLOGIA


 

 

 

Gli organismi viventi sono costantemente sottoposti alla forza di gravità ed alla forza centrifuga,che nell’emisfero nord va in senso antiorario e nell’emisfero sud in senso orario,e l'intero sistema motorio è organizzato per contrastare gli effetti di tale forza,sia quando siano immobili sia quando svolgano una qualsiasi attività.In termini puramente fisiologici la postura va intesa come il meccanismo che,secondo criteri quali la minimizzazione del consumo energetico e la massimalizzazione della velocità,della forza e della precisione di un movimento,contribuiscono alla realizzazione di azioni biologicamente efficaci.

La postura,quindi,è l’atteggiamento somatico caratteristico della specie,attinente al corpo nel suo insieme,diverso nelle diverse condizioni  e risultante da complessi meccanismi di correlazione ed integrazione neuromuscolare di impulsi provenienti dalla periferia, elaborati ed interpretati dal S.N.C.,attuati infine da tutto il soma.

L'espressione " controllo posturale " si riferisce all'insieme dei processi statici e dinamici che condizionano la disposizione del corpo nello spazio e quella delle sue parti mobili,le une in rapporto alle altre,con conservazione della specifica orientazione rispetto alla gravità. 

Sir Charles Sherrington è stato uno dei neurofisiologi che maggiormente ha contribuito alla comprensione delle più importanti relazioni neuromuscolari che permettono il mantenimento della postura.

"La stazione eretta-egli scrisse- è una risposta posturale estesa e composita,nella cui attuazione è di importanza fondamentale la contrazione dei muscoli antigravitari che controbilanciano il peso del corpo,che altrimenti,flettendo le articolazioni,provocherebbe la caduta a terra".

Le esperienze che portarono Sherrington a sostenere questo punto di vista furono essenzialmente quelle che dimostrarono l'iperattività dei riflessi miotatici nell'animale decerebrato.(Creed et al., 1932)La separazione mediante sezione chirurgica delle strutture cerebrali craniali rispetto ad un piano trasversale che passa tra i collicoli,la decerebrazione,libera l'attività facilitatoria del tronco cerebrale da influenze inbitorie discendenti e dà luogo ad uno stato di contrazione esagerata dei muscoli antigravitari che si estrinseca come  una esacerbazione della postura normale.Inoltre la sezione selettiva di nervi cutanei e muscolari non antigravitari,nonchè delle radici dorsali appropriate,rivela che la contrazione tonica osservata dipende principalmente da messaggi afferenti provenienti dai muscoli antigravitari stessi,capaci di dar luogo a riflessi miotatici tonici.

Un arto invece privato del suo input propriocettivo ,e quindi della risposta miotatica,attraverso la sezione delle sue radici dorsali non è in grado di produrre risposte posturali,nonostante le forza muscolare si dimostri capace di sostenere il peso del corpo durante la provocazione di riflessi non miotatici,come il riflesso estensorio crociato.Però  la presenza di archi riflessi segmentari intatti, non è condizione sufficiente per il mantenimento della stazione eretta. Il tono posturale  infatti diminuisce drammaticamente nell’animale spinale, quando si pratica una sezione del midollo spinale a livello C1, aumenta esageratamente nell’animale decerebrato, con sezione intercollicolare. E’ dunque evidente che oltre ad una componente spinale necessita una componente sovraspinale per il mantenimento del tono posturale.

Componenti spinali del tono posturale

Le componenti spinali del tono posturale si distinguono in sistemi afferenti e sistemi efferenti.

I sistemi afferenti sono rappresentati da fibre sensitive che rivestono un ruolo nel controllo riflesso della postura ed hanno le seguenti caratteristiche :

1.  lo stimolo adeguato per le terminazioni sensitive deve essere quello della gravità e/o di altre forze agenti sulle varie parti del corpo;

2.  durante l’applicazione di questo stimolo la scarica afferente deve essere mantenuta nel tempo;

3.  le connessioni centrali di dette afferente devono dar luogo ad una facilitazione dei nuclei motori dei muscoli antigravitari.

Numerosi recettori soddisfano le caratteristiche sopra citate,essi sono recettori propriocettivi,esterocettivi ed,in alcuni casi,enterocettivi.

             Componente propriocettiva :

Questa componente è affidata essenzialmente ai fusi neuromuscolari e agli organi muscolotendinei di Golgi.

Il termine sensibilità propriocettiva fu introdotto nel 1906 da Sherrington per indicare l’insieme dei segnali nervosi che si originano durante il movimento. Secondo questa definizione gli stimoli adeguati sono applicati dall’organismo stesso a recettori specifici che si trovano all’interno degli organi di movimento,di qui la definizione di proprio. A quasi 100 anni di distanza,questa definizione è ancora attuale,anche se il concetto originario di sensibilità propriocettiva ha subito notevoli evoluzioni ed estensioni. In particolare, accanto ai segnali provenienti dai due tipi principali di propriocettori presenti nei mammiferi, i fusi neuromuscolari e gli organi muscolotendinei di Golgi, attualmente vengono inclusi nella sensibilità propriocettiva anche quelli provenienti da altri recettori, situati nei muscoli e nelle articolazioni, destinati a ricevere stimoli di varia natura, tattili, pressori, dolorifici. L’informazione raggiunge particolari strutture del S.N.C. dove rappresenta un elemento fondamentale per la programmazione e per il controllo della statica e di conseguenza del movimento. I principali e meglio studiati tra i propriocettori sono i fusi neuromuscolari e gli organi muscolotendinei di Golgi. Entrambi fanno parte della categoria dei recettori da stiramento perché sono sensibili a modificazioni fisiche indotte nel muscolo da uno stiramento, ma, a causa della loro diversa disposizione anatomica nel tessuto muscolare, i fusi neuromuscolari inviano al S.N. informazioni concernenti la lunghezza del muscolo, mentre gli organi muscolotendinei del Golgi segnalano il grado di tensione sviluppata dal muscolo.

I fusi neuromuscolari sono organelli intramuscolari presenti in quasi tutti i muscoli scheletrici di crostacei, anfibi, rettili, uccelli e mammiferi. Essi sono disposti in parallelo alle fibre muscolari striate e mancano soltanto nei muscoli facciali mimici, nello stapedio, nel tensore del timpano e nei muscoli sottoioidei.

Le caratteristiche del comportamento fusale sono le seguenti:

*   lo stiramento passivo di un muscolo scheletrico aumenta la frequenza della scarica afferente, che risulta proporzionale all’entità dell’allungamento;    (Kuffler et al., 1951)

*   l’adattamento è molto lento, per cui, se un muscolo viene portato, con stiramento passivo, da una lunghezza iniziale ad una nuova lunghezza maggiore, la scarica afferente assume, dopo una breve fase di incremento di frequenza legata alla componente dinamica dell’allungamento, un nuovo livello che si mantiene pressoché  costante per alcune ore; (Granit , 1955)

*   la contrazione di un muscolo scheletrico causa la riduzione o la cessazione della scarica fusale. Questo fenomeno è particolarmente evidente durante la rapida contrazione di un muscolo indotta dalla stimolazione sincrona del suo nervo motore, nel corso della quale si osserva una pausa della scarica afferente fusale correlata all’aumento della tensione, più marcata quando al muscolo è permesso di accorciarsi (contrazione isotonica);

*   la contrazione di una fibra muscolare intrafusale, indotta dall’attivazione delle fibre efferenti gamma, provoca un’accelerazione della scarica delle terminazioni ad essa connesse. (Leksell, 1945)

Gli organi muscolotendinei di Golgi sono localizzati nei legamenti o nelle giunzioni muscolotendinee dove sono disposti in serie e registrano la tensione. La soglia e la frequenza di adattamento sono più alte di quelle del fuso, anche se, nel caso di contrazioni attive, la loro scarica compare a livelli di tensione di pochi decimi di grammo. (Houk e Henneman, 1967)    Non esiste una loro innervazione efferente.

Sebbene siano stati sollevati alcuni dubbi circa la possibilità di estrapolare i dati ottenuti in condizioni fasiche alla situazione tonica posturale, le evidenze ottenute permettono concordemente di ascrivere alle tre classi di recettori propriocettivi appartenenti a muscoli estensori le seguenti funzioni:

1.  le afferenze fusali anulospirali facilitano la contrazione degli estensori;

2.  le terminazioni a fiorami inibiscono gli estensori omonimi;

3.  la scarica degli organi muscolotendinei di Golgi è inibitoria sui nuclei motori di muscoli omonimi e sinergici;

4.  ciascuna afferenza esercita effetti reciproci sui muscoli antagonisti.

Le terminazioni anulospirali connesse con le fibre Ia, costituiscono il fattore più importante alla base dei riflessi da stiramento e del tono posturale. Tuttavia l’effetto centrale totale della facilitazione autogena proveniente da muscoli antigravitari deefferentati, privati cioè del controllo fusimotorio, è presente soltanto a livelli di tensione molto bassa,corrispondente, nel gastrocnemio di gatto, a circa il 5-10% della tensione massima esplicata dal muscolo

Componenti articolari - cutanee - viscerali.

Altre terminazioni sensitive situate all’interno ed in prossimità delle articolazioni comprendono corpuscoli di Pacini, presenti anche nei muscoli, corpuscoli di Ruffini e terminazioni nervose libere. La stimolazione dei nervi articolari nell’animale spinale, dà luogo a scariche polisinaptiche sulle radici ventrali secondo un pattern facilitatorio sui muscoli flessori ed inibitorio sugli estensori. (Beswick et al. 1955)   

La loro localizzazione strategica e la tonicità della loro scarica fa pensare ad una influenza sulla postura.

Anche i recettori cutanei sono in grado di evocare risposte posturali, nonostante la loro risposta prevalentemente fasica, gli effetti centrali facilitatori sui nuclei flessori (Creed et al. 1932) ed il fatto accertato che la rigidità decerebrata non si modifica dopo la totale rimozione della cute del preparato. (Sherrington , 1910) Lo stiramento della cute che riveste un muscolo estensore causa, inoltre, la contrazione del muscolo stesso,sia nel gatto che nel cane che, in alcuni casi, nell’uomo. (Riddoch e Buzzard, 1921)

Infine il contributo alla regolazione della postura esercitato dagli enterocettori, quali i corpuscoli del Pacini ed altri tenso e pressocettori viscerali, certamente attivati dallo spostamento delle strutture mesenteriche e retroperitoneali in seguito a cambiamenti di posizione dell’animale, è stato ipotizzato da alcuni ricercatori come Miller e Waud nel 1925 e Moody e van Nuys nel 1940.

Anche nell’uomo spastico, d’altra parte, è nota la stretta relazione tra riempimento vescicale ed entità degli spasmi flessori ed estensori.

     Componente propriospinale e di Shiff-Sherrington.

Le informazioni sensoriali in ingresso attraverso una radice dorsale non si limitano a produrre effetti riflessi localizzati al loro specifico segmento, ma evocano anche risposte a distanza coinvolte nel coordinamento tra gli arti.

All’interno delle afferente segmentarie capaci di influenzare a distanza l’eccitabilità dei nuclei motori antigravitari, un ruolo essenziale è svolto dai cosiddetti “propriocettori del collo”.

Nei pesci,in cui la testa si muove in modo solidale con il tronco, il labirinto e l’organo della linea laterale sono sufficienti a fornire la branca afferente per i riflessi posturali. Con la comparsa del movimento indipendente della testa, la disponibilità di informazioni circa il vettore gravitazionale in azione sul capo non è più adeguata a far conoscere ai centri di controllo la posizione del corpo, rendendosi necessario un monitoraggio relativo alla disposizione della testa rispetto al tronco. Tali informazioni afferenti,fornite da recettori di tipo articolare e da tensocettori localizzati nelle articolazioni atlo-occipitale ed atlo-assiale, sono responsabili degli aggiustamenti posturali riflessi osservabili nell’animale privato del labirinto, in seguito a rotazione o ventrodorsiflessione della testa.

Le componenti propriospinali possono anche avere un carattere inibitorio sul tono posturale.

I sistemi efferenti sono coinvolti nel determinare l’espressione finale dell’integrazione posturale che è determinata dalla combinazione dei nuclei motori attivati e dal pattern del reclutamento motoneuronale all’interno di ogni nucleo. Nel caso di animali quadrupedi,ciò significa contrazione della muscolatura estensoria degli arti, inarcamento del dorso e sollevamento della testa e della coda. Anche gli addominali,classificabili tra i muscoli flessori, ed i muscoli masticatori, partecipano alla sintesi dello schema posturale. Nell’uomo un certo tono antigravitazionale è attribuito anche ai muscoli facciali ed all’elevatore delle palpebre.  

La contrazione dei flessori appare prevalente a carico degli arti superiori nelle scimmie, delle ali negli uccelli, degli arti posteriori nella rana; mentre nel bradipo arboreo, il bilanciamento dell’integrazione posturale è completamente a favore dei flessori, cosicché l’esagerazione dell’assetto posturale, negli animali decerebrati, mostra l’animale ermeticamente raggomitolato a palla.

L’unica proprietà che caratterizza i nuclei motori attivi nel tono posturale è l’innervazione di muscoli antigravitari. I meccanismi con cui i pools motoneuronali in esame mantengono uno stato di contrazione submassimale dei muscoli ad essi connessi, dipendono in buona parte da proprietà metabolico-funzionali delle unità motorie reclutate. I motoneuroni implicati, detti tonici, differiscono dagli altri elementi appartenenti al medesimo pool in quanto sono di minor diametro, preferenzialmente accessibili all’innervazione monosinaptica da partesi afferente provenienti da muscoli omonimi. Presentano, inoltre, una iperpolarizzazione postuma, bassa frequenza media di scarica e minore velocità di conduzione assonale. Le fibre muscolari da essi innervate sono a metabolismo ossidativi, riccamente vascolarizzate, fibre rosse, a bassa velocità di contrazione, molto resistenti all’affaticamento, metabolizzabili a bassa frequenza. (Burke, 1974) Si tratta quindi di un dispositivo effettore in grado di produrre un output sostenuto nel tempo, senza apprezzabile perdita di potenza, perfettamente compatibile con la funzione di sostegno posturale antigravitario.   

 

COMPONENTI SOPRASPINALI DEL TONO POSTURALE

La funzione del S.N.C. nel controllo posturale in statica è essenzialmente quella di trasformare un flusso disomogeneo di impulsi afferenti in una attivazione regolare e sostenuta di appropriati nuclei motoneuronali. Il midollo spinale di per sé sarebbe in grado di operare una simile integrazione. Ad esempio il cane, molti mesi dopo la spinalizzazione toracica, può passare dalla posizione seduta a quella eretta e sostenersi sulle quattro zampe per breve tempo. In effetti la performance posturale dell’animale spinale è largamente incompleta. Infatti dopo alcuni minuti o al massimo dopo mezz’ora il treno posteriore del cane spinale cronico collassa o gradualmente o improvvisamente. Inoltre, a causa delle alterazioni plastiche che si verificano a carico delle connessioni sinaptiche interneuronali, il comportamento degli animali con sezione midollare cronica è sicuramente molto diverso dall’animale sano. Il cane o il gatto spinale,subito dopo il periodo di shock spinale, non riescono a reggersi, nemmeno quando il livello dell’attività midollare venga aumentata con somministrazione di anfetamina.

I riflessi nell’animale spinale sono rappresentati da rapida insorgenza e breve durata dell’effetto.

L’attività addizionale necessaria a portare i patterns  posturali potenziali a livello di espressione efficace proviene da varie sorgenti sopraspinali. Le componenti sopraspinali del tono posturale, vestibolare, reticolare e cerebellare, sono state studiate inizialmente nell’animale decerebrato, in cui il taglio intercollicolare esclude le influenze prosencefaliche, mentre lascia integre le componenti troncoencefaliche. Attualmente il loro studio viene eseguito anche nell’animale integro con tecniche di microstimolazione e microlesione selettiva di singole strutture. (Schwindt, 1981)

 

Componente vestibolare

L’apparato vestibolare costituisce un importante sistema sensoriale per il mantenimento della postura e per l’equilibrio corporeo durante l’esecuzione di movimenti volontari. Le informazioni derivano da 5 diversi sistemi recettoriali, pari e simmetrici contenuti in una cavità della rocca petrosa dell’osso temporale:

1.  i tre canali semicircolari che, attraverso le creste ampollari, mediano risposte all’accelerazione angolare e sono orientati in tre piani tra loro perpendicolari, cosicché ciascun paio riceve la massima eccitazione dalla rotazione della testa su uno dei tre assi perpendicolari;

2.  l’utriculo ed il sacculo che, attraverso un epitelio sensoriale, la macula, forniscono risposte all’accelerazione lineare, rispettivamente sui piani orizzontale e verticale.

L’effetto netto dell’input vestibolare è costituito da una facilitazione tonica dei muscoli antigravitari, mediata dal nucleo vestibolare laterale di Deiters, attraverso le vie vestibolo-spinali anteriore e laterale. E’ necessario ricordare che soltanto una parte degli interneuroni di relay contenuti nel nucleo di Deiters riceve connessioni eccitatorie dagli organi labirintici. Le rimanenti cellule di origine delle vie vestibolo-spinali  ed i neuroni contenuti nel nucleo vestibolare mediale ed inferiore sono influenzate da sistemi tronco-encefalici e prosencefalici, sia direttamente che attraverso un relay reticolare.

(Hoddevik et al., 1975)

Le connessioni vestibolo-spinale con il sistema effettore segmentario si realizzano sia con i motoneuroni alfa che con quelli gamma. Il contributo labirintico al controllo posturale negli animali con movimento indipendente della testa e del tronco, è costantemente correlato alle informazioni supplementari provenienti dai recettori del collo. (Frederickson et al., 1966) La risposta finale ad una situazione perturbante e destabilizzante richiede dunque l’integrazione dei messaggi in arrivo dalle due sorgenti.

            Componente reticolare

Il controllo posturale esercitato dalla componente reticolare anteromediale facilitatoria avviene in stretta cooperazione con il controllo vestibolare e prende origine dalla sostanza reticolare pontina dorsolaterale. La componente inibitoria della porzione anterolaterale ha origine dalla sostanza reticolare bulbare caudoventrale. I nuclei vestibolari laterale e mediale costituiscono un relay preferenziale delle efferenze dei nuclei reticolari gigantocellularis e parvicellularis, mentre il nucleo vestibolare superiore riceve connessioni dal nucleo reticolare pontis oralis. (Hoddevik et al., 1975)

La distruzione delle porzioni facilitatorie reticolari induce ipotonia ed acinesia. Al contrario, un gatto in cui il tronco encefalico è stato privato delle influenze discendenti, labirintiche e propriocettive del collo, presenta una rigidità con atteggiamento degli arti anteriori parzialmente flessi, mentre i posteriori sono mantenuti in moderata estensione.

 

Componente cerebellare

Nel 1927 Pollock e Davis introdussero la decerebrazione  anemica. Consiste nella legatura dell’arteria basilare e nella chiusura delle due carotidi per ottenere l’inattivazione ischemica di tutte le strutture encefaliche rostrali rispetto al tronco. In tale preparato l’ipertonia estenoria antigravitaria dei quattro arti risulta particolarmente intensa, configurando il cosiddetto quadro di opistotono, con dorsiflessione della testa e della coda. La prova diretta della componente cerebellare del tono posturale nell’animale decerebrato, è stata fornita da Stella nel 1944. Se ad un animale decerebrato e deafferentato in un arto, si asporta il paleocerebello, l’arto precedentemente reso ipotonico ritorna rigido. Tale rigidità ha evidentemente i caratteri dell’ipertono alfa in quanto il circuito gamma è stato interrotto dalla deafferentazione dell’arto.

 

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